Neuroscienze e scuola del futuro: perché il corpo è il vero laboratorio dell’attenzione.
- alessandragioiamorri

- 30 ott
- Tempo di lettura: 4 min

Vi lamentate che i bambini non riescono più a concentrarsi, che si muovono troppo, che “non stanno mai fermi”.
E se fosse esattamente il contrario? E se la loro difficoltà a stare fermi fosse il modo con cui il corpo sta chiedendo aiuto?
Negli ultimi anni, decine di studi scientifici stanno rivoluzionando il modo in cui comprendiamo l’apprendimento. E tutti dicono la stessa cosa:
il movimento non è una distrazione dal pensiero. È la base del pensiero.
La scienza parla chiaro, muoversi accende il cervello
In Canada, un progetto educativo chiamato Sparks Fly ha inserito biciclette reclinate all’interno delle classi di oltre 100 insegnanti. Il risultato? Il 99% ha notato miglioramenti immediati in attenzione, calma, motivazione e benessere generale.
Non si tratta di un episodio isolato. Le neuroscienze dimostrano che il movimento:
aumenta il flusso sanguigno alla corteccia prefrontale (la parte del cervello che regola attenzione e decisioni),
stimola la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di creare nuove connessioni,
riduce i livelli di cortisolo, migliorando la regolazione emotiva.
Quando un bambino muove il corpo, il suo cervello riceve una scarica di ossigeno, dopamina e serotonina: la chimica naturale dell’apprendimento e della calma.
In altre parole: il corpo non ostacola la concentrazione. La costruisce.
La scuola ferma un corpo che è nato per muoversi
Oggi i bambini passano in media oltre sette ore al giorno seduti., lo spazio per muoversi è sempre più ridotto e la ricreazione — il momento in cui il cervello si rigenera davvero — è la prima a essere sacrificata quando “manca tempo”.
Eppure, chi lavora a contatto con i bambini lo sa: dopo il movimento, l’attenzione torna; dopo il gioco, l’ascolto si riaccende; dopo il respiro, nasce la calma.
Il corpo è il primo regolatore del sistema nervoso, senza di lui, nessuna mente può rimanere concentrata a lungo.
Oltre oceano le scuole stanno già cambiando
Negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, migliaia di scuole hanno integrato postazioni dinamiche, pedaline da tavolo, lezioni in movimento e programmi di brain breaks — brevi momenti di attivazione motoria durante la giornata scolastica.
Le ricerche parlano chiaro:
bastano 5–10 minuti di movimento consapevole per migliorare la memoria di lavoro e la comprensione linguistica;
gli studenti che si muovono regolarmente in classe ottengono risultati migliori nei test di matematica e lettura;
il movimento ritmico (camminare, oscillare, pedalare) riduce ansia e iperattività.
Mentre in molti Paesi, qui in Europa qualcosa si inizia a vedere anche in Norvegia e Islanda, queste pratiche sono già parte del curriculum, in Italia siamo ancora fermi a un modello educativo che separa mente e corpo. Ma i bambini non lo sono e non possiamo più ignorarlo.
Dalla ricerca alla pratica: il corpo come primo linguaggio educativo
Ogni volta che un bambino muove il corpo, il cervello costruisce mappe., ogni oscillazione, salto, respiro profondo, diventa una connessione neuronale.
Nel percorso Educatore del Nuovo Seme, questa visione prende forma concreta: il movimento diventa linguaggio e l’apprendimento nasce dall’esperienza corporea.
Durante i due giorni in Umbria (29–30 novembre 2025), esploreremo come il sistema nervoso si autoregola attraverso il movimento, come progettare esperienze didattiche che integrano corpo, arte e ritmo e come sostenere calma, attenzione e fiducia nei bambini attraverso il Movimento Espressivo Integrato (M.E.I.), la pratica centrale del Metodo Gioìa.
Non si tratta di “fare ginnastica” o “scaricare energia”, ma di educare attraverso il corpo, restituendogli il posto che gli spetta: la radice di ogni apprendimento.
Tre verità che ogni insegnante dovrebbe conoscere
💡 Il corpo è il primo libro che ogni bambino impara a leggere.
Ogni sensazione, postura e gesto prepara il terreno alla scrittura, al linguaggio e alla relazione.
💡 Senza movimento, il cervello perde ritmo.
Le funzioni cognitive più elevate — memoria, problem solving, linguaggio — nascono da un sistema nervoso regolato. E la regolazione è fisica, non mentale.
💡 Il movimento non distrae: integra.
Quando un bambino si muove in modo bilaterale e ritmico, i due emisferi cerebrali iniziano a lavorare insieme. È da lì che nasce la concentrazione profonda.
E se la scuola del futuro fosse una scuola che si muove?
Immagina una classe dove il corpo non è un intralcio ma un alleato, dove l’attenzione non è imposta, ma generata dal ritmo naturale del movimento, dove l’insegnante non “controlla”, ma guida il flusso vitale che permette al bambino di imparare con tutto se stesso.
È questo il futuro dell’educazione consapevole: un’educazione che riconosce nel corpo il primo terreno di apprendimento.
Un invito a chi educa con coscienza
Il cambiamento non arriva con nuove regole, ma con nuove esperienze e il Movimento Espressivo Integrato è una di quelle esperienze che cambiano lo sguardo.
Il 29 e 30 novembre, in Umbria, vivremo due giorni per scoprire come trasformare la teoria in pratica viva. Un seminario intensivo dedicato a educatori, insegnanti, genitori e professionisti che vogliono integrare movimento, neuroscienze e presenza nel loro modo di educare.
Perché un bambino che si muove con consapevolezza cresce con gioia e un educatore che lo accompagna con il corpo non solo insegna: genera un futuro di pace e armonia.
📍 Corso “Educatore del Nuovo Seme” – Umbria, 29-30 novembre 🌀
Scopri il programma completo → [link alla pagina corso]
La scuola del futuro cammina, respira e si muove!
Fonti e ispirazioni scientifiche
Run for Life – Sparks Fly Program, Canada → https://runforlife.ca/sparks-fly/
Western University (2024) – Movement helps ADHD → https://news.westernu.ca/2024/08/movement-helps-adhd/
Frontiers for Young Minds (2025) – How Movement in School Supports Learning → https://kids.frontiersin.org/articles/10.3389/frym.2025.1492450
PMC Open Access (2023) – Physically Active Learning: Systematic Review → https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC8957225/




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