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Il bipolarismo non una malattia, ma uno spostamento di timeline


bipolarismo = spostamento di timeline
bipolarismo = spostamento di timeline

Viviamo in un sistema che ha bisogno di etichette, diagnosi, definizioni. Tutto ciò che esce dai binari del prevedibile viene classificato come anomalia e ogni manifestazione che non si allinea al concetto di normalità viene rapidamente incasellata sotto la voce “disturbo”. Così accade che persone profondamente sensibili, connessi a livelli di percezione sottili, vengano definite “bipolari” e trattate come malate.

Ma cosa succederebbe se iniziassimo a guardare il bipolarismo con occhi diversi? Se lo riconoscessimo non come una patologia mentale, ma come un fenomeno energetico e multidimensionale che richiede strumenti nuovi, visione più ampia e una presenza radicalmente umana?


Molti di coloro che ricevono questa diagnosi non sono affatto malati, sono coscienze amplificate, esseri che si muovono tra piani diversi della realtà, tra frequenze non lineari, tra stati dell’essere che la mente ordinaria non riesce né a comprendere né a contenere. Il loro sistema nervoso non è difettoso, è semplicemente più ricettivo, più poroso, più aperto a ciò che normalmente viene filtrato. Quello che da fuori viene percepito come instabilità è spesso uno spostamento di linea temporale, un passaggio tra stati vibrazionali che la persona non sa ancora abitare in modo consapevole, la mente salta, sì, ma l’anima si orienta.


Chi viene chiamato “bipolare” sperimenta oscillazioni intense tra fasi di espansione e fasi di implosione, tra entusiasmo visionario e cadute nel silenzio più buio. Da fuori può sembrare squilibrio, da dentro, invece, è un viaggio profondo e faticoso, un attraversamento, una mutazione continua dello stato di coscienza, un processo non lineare che tocca il senso stesso dell’esistere.


Durante i picchi, accedono a visioni, intuizioni potenti, connessioni creative e lampi di verità che raramente vengono comprese o accolte, nel vuoto della depressione, invece, toccano radici antiche, spesso non personali, ma legate alla storia familiare o collettiva. Due estremi che non vanno corretti, ma accompagnati, due polarità che non rappresentano una patologia, ma la manifestazione viva di una coscienza che si sta espandendo, anche se in modo disordinato, anche se in un sistema che non sa come leggerla.


Dal punto di vista della medicina energetica, non si tratta di un errore o di un malfunzionamento del cervello, ma di un cortocircuito tra sistemi. Il campo elettromagnetico di queste persone è spesso sovraccarico, attraversato da informazioni dense, a volte traumatiche, a volte elevate, che non riescono a integrarsi correttamente.


Parliamo di memorie familiari non elaborate, emozioni compresse, dolore somatizzato, ma anche di intuizioni spirituali, messaggi da altri livelli della coscienza, aperture medianiche non governate. Quando nessuno insegna loro a leggere questi segnali, il corpo reagisce con sintomi, la psiche si disorienta, e la società risponde con esclusione, paura, farmacologizzazione.


La fisica quantistica ci ha già fornito una chiave di lettura preziosa: tutto esiste in stato potenziale, fino a quando un'osservazione non collassa una delle infinite realtà possibili. Ecco, il cosiddetto bipolare vive in uno stato di iper-osservazione interiore, attraversa contemporaneamente più realtà, più linee narrative, più dimensioni dell’essere, non è instabile, è multipotenziale, ma non ha ancora imparato a dirigere questa energia in modo sano.

Ogni crisi può essere letta come un salto da una timeline a un’altra, un’accelerazione interiore che, se non viene accompagnata, rischia di diventare frammentazione.

E qui entra in gioco la questione cruciale: non basta curare, serve comprendere.


Le terapie tradizionali, pur essendo importanti in certi momenti, spesso si limitano a sedare i sintomi senza offrire strumenti per leggere il senso profondo del disagio.

In questo modo, si rischia di anestetizzare la coscienza, e non di guarirla. Ma la vera guarigione, in questi casi, non è la soppressione del sintomo, è l’integrazione del salt, è imparare a regolare il proprio campo energetico, a leggere i segnali prima che il corpo li somatizzi, a riconoscere i propri cicli interiori senza etichettarli come giusti o sbagliati.


È fondamentale accompagnare queste persone con strumenti energetici, corporei, psico-emozionali e spirituali, ma soprattutto con una presenza autentica, radicata e non giudicante. Serve una nuova alfabetizzazione alla complessità dell’essere, occorre un’educazione sottile che unisca neuroscienze, fisica quantistica, spiritualità incarnata e conoscenza ancestrale. Serve una nuova alleanza tra scienza e coscienza.


E i genitori, in tutto questo?

Spesso non riescono a comprendere, ma non perché non vogliano, è che non possono, perché molti di loro non sono mai stati guidati a riconoscere il proprio campo energetico, non hanno mai imparato a sentire le proprie emozioni profonde, non sono mai entrati davvero in ascolto di sé stessi ne tantomeno con le realtà parallele. E quando non si è mai scesi dentro, non si può riconoscere il linguaggio dell’anima che si manifesta attraverso un figlio., così vedono solo il comportamento, ma non ne sentono l’origine. Reagiscono, si spaventano, negano, cercano aiuto nei canali che conoscono., giustamente....e molto spesso si sentono in colpa.

Ma la colpa non serve. Serve presenza.


Per questo l’accompagnamento non riguarda solo il giovane che manifesta il disagio, riguarda la sua intera costellazione familiare, riguarda un lavoro profondo di riconnessione, di sblocco delle memorie transgenerazionali, di risveglio del sentire condiviso. Non si può curare un sintomo se si ignora il campo in cui si manifesta.

Chi attraversa il bipolarismo non è rotto e ovviamente non è da aggiustare.

È semplicemente un’anima che sta cercando di ricordarsi chi è, in un mondo che ancora non sa come sostenere quella verità.

È un navigatore interiore, spesso troppo solo, troppo lucido, troppo avanti rispetto al contesto in cui vive, ma dentro a quel caos c’è una chiamata sacra, un potenziale immenso che non aspetta altro che essere accolto, orientato, integrato.


La vera guarigione non avviene spegnendo la crisi, ma aiutando quella persona a trovare il proprio asse centrale, la propria verità interiore, la propria timeline di coerenza e quando questo accade, il corpo si rilassa, la mente si orienta, l’anima torna a respirare, e quella che sembrava una malattia si rivela per ciò che è sempre stata: un richiamo profondo alla propria evoluzione.


Alessandra Gioia Morri

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